lunedì 30 luglio 2007

Si può essere un pò incinta???


Mi chiedo sempre più spesso dove viviamo.

Cioè, chiariamo un punto: certezze non ne ho, ma alcune riflessioni mi sbattono negli spigoli del cervello.

Per l'ennesima volta un database di un giornalista - nella fattispecie la collega Chiara Spagnuolo del "Quotidiano"- è stato fatto oggetto di sequestro, due case addirittura perquisite.

Pietra dello scandalo la pubblicazione di una perizia d'indagine relativa al procedimento "Why not", quella, per intenderci, dove sono apparsi anche numeri telefonici di utenze eccellenti.

Ma la cosa che veramente mi fa pensare riguarda il metodo; cioè, mi chiedo, perchè deve essere perseguito il giornalista per violazione del segreto d'ufficio?

Ma - santo Dio- sono completamente rincretinito (cosa da non escludere, si badi bene) oppure nel momento in cui la notizia o l'atto coperti da segreto giungono al giornalista il segreto è già stato violato???

E, di più, è mai possibile che debba essere tenuto al rispetto del segreto colui il quale non ha obblighi nei confronti della Pubblica Amministrazione, ma, invece, ha obblighi precisi nei confronti dell'editore che lo paga e, sapete che vi dico, anche obbighi deontologici rispetto alla professione???

Insomma, se io ho una notizia, un documento, in un Paese normale devo essere obbligato soltanto ad una cosa: verificare la veridicità del contenuto.

Il problema, per lo Stato, invece nasce - o dovrebbe nascere- dalla verifica di chi quel documento ha fatto circolare.

Perchè il segreto è violato non appena anche una sola persona non titolata ne viene a conoscenza. A nulla rileva che poi questa violazione venga portata a conoscenza di un numero indefinito di lettori.

Il segreto o è tutelato o è violato, non esistono vie di mezzo, ma tra un pò in Italia qualcuna si definirà "un poco incinta".

D'altra parte quasi mezzo secolo fa un famoso "notabile" siciliano veniva definito, in un rapporto dell'Arma, "un pò mafioso"