martedì 3 luglio 2007

E lo Stato che fa...???


...si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignità.

Per uscire immediatamente dall'equivoco che può portare alla più grande ignominia per chi scrive, e cioè l'appropriazione indebita di citazioni, per chi non lo ricordasse chiarisco che la citazione è di quel genio, passato a miglior vita, di Fabrizio De Andrè.

Detto questo, il tempo dei sorrisi è già finito, dal momento che la pallina dei miei pensieri stasera, come ogni volta ha girato a lungo sulla roulette delle tematiche, ma si è fermata sul numero della vergogna e dell'orrore: la violenza sui bambini.

Sono stato alla seconda giornata del convegno organizzato dal gruppo Uen del Parlamento europeo ed ho ascoltato alcune relazioni.

Non tutte interessanti, molte relative ad argomentazioni trite e ritrite, ma una - in particolare- nonostante, anche qui, si trattassero tasti notoriamente dolenti, mi ha inchiodato alla sedia.

Saranno stati i numeri, sarà stata la partecipazione emotiva della relatrice che, in quanto donna, sul tema è stata assai coinvolta e chiara, ma il tema della "protezione dei minori", approfondito dall'europarlamentare Roberta Angelilli, non è passato inosservato.

Sapete quanti sono i minori a rischio pedofilia in Europa?

250.000!!!!

Sapete quanti sono 250.000?

Riempiono in ogni ordine di posti tre stadi di San Siro..

Al di là delle valutazioni tecniche, la sensazione è che il tema, da parte delle Istituzioni venga vissuto quasi con fastidio. Sissignore, io sono convinto che lo Stato non faccia tutto quello che può, quasi che agisca contro le comunità di pedofili (si, comunità, bisogna avere il coraggio di chiamarle col loro nome le cose) col freno a mano tirato.

Eppure, Santa Madre, il tutto avviene in rete.

Ora, esiste qualcosa di più controllabile della rete?

Credo di no, eppure anche il sistema normativo, oltre che repressivo, non pare adeguato.

E' così complicato vietare anche la fruizione delle immagini pedopornografiche?

E' così difficile capire quanto tempo ciascun utente trascorre su un sito di questo genere, così, solo per capire se ci è finito per caso oppure di proposito?

E' così difficile risalire a chi alimenta il mercato?

O forse la società, intesa nel senso più ampio, nelle stanze dei bottoni, ai livelli più alti, ha una paura maledetta di scoperchiare un pentolone dal quale potrebbero venire fuori, trasversalmente, tanti, tanti nomi di insospettabili?

O forse questo non si poteva dire?