mercoledì 25 luglio 2007

Conoscere per riconoscere


Non c'è nulla da fare, bisogna studiare!

In ogni campo, in ogni settore è necessario studiare.

E quando vi sono di mezzo fenomeni umani diventa imprescindibile studiare (ma bene bene) ed anche comprendere, interpretare, la storia.

L'invito del coordinatore della DDA reggina, Boemi, a rileggere, tutti assieme, gli scenari che nel 1985 portarono alla seconda guerra di mafia reggina ed a quelli che, sei anni più tardi, misero fine all'esistenza terrena del Giudice Scopelliti può apparire scontato, forse banale, ma a qualcuno tra i più attenti suonerà inutile.

Questo accade perchè viviamo in un Paese che, dal dopoguerra in poi, vive su equilibri delicatissimi gestiti da compromessi inaccettabili, da patti indicibili e che, nei decenni, "sunt servanda". Nonostante i tempi, a dispetto dei muri che cadono, dei protagonisti che muoiono.

Viviamo in un Paese che ha operato - ed opera ancora- una continua rimozione della memoria storica, ma ciò non avviene per semplice ignoranza o superficialità.

No, no, attenzione. Questo genera nelle masse ignoranza e superficialità, ma avviene per un calcolo ben preciso di chi gestisce le leve del vapore.

La gente non deve sapere, non deve porsi domande.

La gente va distratta, stordita.

E così, magari, nessuno si chiederà più quali prezzi, ancora oggi, stiamo pagando per avere chiesto - ed ottenuto- nell'immediato dopoguerra alla mafia, agli Usa, al Vaticano di liberarci da quel Satana con la falce ed il martello che tutte le volte in cui ha provato a riproporsi è stato ricacciato indietro con strumenti che definire discutibili somiglia più ad una gigantesca bugia che ad un garbato eufemismo.

Ma il meccanismo, collaudatissimo, è sempre quello e, come dice Marco Travaglio nella prefazione a "L'agenda rossa di Paolo Borsellino", se qualcuno avesse deciso di fare appassionare questo Paese un pò più a questa vicenda ed un pò meno al delitto di Cogne, probabilmente oggi sapremmo qualcosa in meno sul pigiama della Franzoni e qualcosa in più sulla storia della nostra seconda Repubblica.

Bisogna studiare, riflettere, mettere a posto i tasselli di un puzzle, proprio come fanno i Ris in tv. Già, in tv, così mettiamo a posto quelli e non ci concentriamo su altri, più drammaticamente reali.

Perchè qualcosa di nuovo c'è rispetto al passato: chi ne abbia veramente voglia ha tutti gli strumenti - cartacei ed on line- per capire, per far venire fuori mille dubbi e talora mille conclusioni. Per capire, ad esempio, quante e quali vergogne di Stato sotto forma di stragi, di inciuci incredibili tra servizi segreti, politica, massoneria, alta finanza, magistratura, Vaticano, mafia, 'ndrangheta, alti ufficiali dell'Arma si siano consumate in pochi decenni e si consumino ancora.

Secondo voi è un caso che un programma come "La storia siamo noi" di Minoli sia confinato in terza serata o la mattina all'alba?

No, non è un caso e gli esempi sono mille e mille.

Qualcuno tempo fa avanzò un'ipotesi: prevedere normativamente una moratoria, uno scambio tra impunità di alcuni delitti - ad esempio quelli di terrorismo o delle stragi- e verità.

Come dite? Meglio non sapere? Può darsi, ma quando poi, per altre vie, la verità ti cade addosso, sia pure a pezzi, sia pure con le sembianze sfuggenti e subdole del dubbio, è molto, molto peggio...

E magari qualcuno leggendo queste righe starà pensando "ma chi te lo fa fare...???".

Certo, può darsi che sia più appassionante interessarsi alla telenovela dell'affare Roma-Inter per Chivu o chiedersi se Sircana andava a trans o no (ma saranno cazzi - in tutti i sensi- suoi???).
Attenzione, però: perchè, così come le nostre azioni ci seguono, la storia, la nostra storia, ci insegue e prima o poi ci raggiunge. E' meglio per tutti, una buona volta, fermarsi, farsi raggiungere, fare i conti con essa e ripartire, piuttosto che arrivare alla meta stremati e braccati.
Così, per poter conoscere la realtà, anche solo per poter provare a riconoscerla, da lì in poi.