domenica 1 luglio 2007

Solo diritti, mai doveri; il filippino di Paolo Rossi

Fateci caso: nella società moderna si sente continuamente parlare di diritti. Ciascuna categoria, ogni singola persona non perde occasione per rifarsi alla conquista più alta delle democrazie: la centralità dei diritti.
Bene, benissimo, ma - come accade sempre- quando i concetti di base non sono bene assimilati e si pretende di pervenire al dato conclusivo direttamente, il fine ultimo, il "sentire collettivo" che ha elevato a diritto una fattispecie ne esce in qualche modo drogato.
Cioè, i diritti esistono fintanto che il modello sociale sta in piedi con equilibrio, e questo delicatissimo meccanismo trova le sue travi portanti nei doveri.
Sissignore, proprio in quelli che - superficialmente- potrebbero apparire l'antitesi dei diritti, ma che, in realtà, ne sono lo scudo invincibile.
L'assessore all'ambiente del Comune di Reggio Calabria, Antonio Caridi, ha pubblicamente accusato i commercianti del viale Messina di non avere alcuna cura dell'area mercatale della quale fruiscono e che, ogni qual volta terminano le attività di mercato, deve essere letteralmente bonificata. Lo spunto è troppo ghiotto per non approfondirlo. Ed allora - come direbbe qualcuno- diciamocelo: per anni Reggio è stata abituata - giustamente- a dare la croce addosso alle Amministrazioni che non riuscivano a garantire servizi minimi.
Oggi - in maniera controvertibile sulle scelte, ma inoppugnabile nel dato- la Città sta crescendo, o almeno sta provando a farlo.
Nei servizi, nelle prospettive, nel respiro.
La sensazione amara, però, è che il tessuto sociale di Reggio stia restando indietro.
Per assurdo che possa apparire, per una volta la politica sta correndo più velocemente delle altre componenti della Città.
E così se, ad esempio, l'imprenditoria fa fatica a comprendere che l'aria sta cambiando, ancora tanta, troppa gente continua a vedere la cosa pubblica come un fastidio, come un vincolo.
Un vincolo che genera un obbligo al rispetto di ciò che è tuo, ma solo in quota parte, per molti insopportabile.
Ed allora i cassonetti - nuovi- sono vuoti, ma - vivaddio- anche chiusi? Ed io dovrei scendere dall'automobile, premere il pedale per aprirli e lasciarvi dentro il sacchetto dell'immondizia?
Ma non se ne parla nemmeno!
Li lascio a terra a fianco ai cassonetti - vuoti- direttamente dal finestrino dell'auto.
Tanto, prima o poi, quelli della Leonia passeranno.
In un famoso sketch di Paolo Rossi, lui - senza alcun riguardo- lascia in disordine l'appartamento che avrebbe poi riordinato il filippino in ossequio al principio del "tanto, qualcuno poi passa".
Solo che, un giorno, questo qualcuno - il filippino, appunto- non ne può più, non raccoglie più le schifezze e, rispondendo al datore di lavoro (lavoro, non umiliazione, è un concetto diverso), gli fa: "Signore, ma lei dire sempre che poi qualcuno passa...ma, signore, chi cazzo passa?Io passa..." E, tornando a Reggio, sapete qual'è la novità e che fa il paio con la reprimenda dell'assessore, ad esempio?
Che in alcune zone della Città la Leonia svuota i cassonetti e non tocca i sacchetti che restano a marcire all'esterno, e lo fa di proposito.
Voi li biasimate? Io no, come il filippino di Paolo Rossi.