lunedì 16 luglio 2007

Reggio ha ucciso l'amico più caro


Ogni pezzo di storia che se ne va prende a braccetto un pezzo di noi.

La Viola cancellata dai campionati professionistici dopo 41 anni di storia e 23 di serie A colpisce al cuore tutta la città.

La colpisce al cuore perchè la Viola è stata Reggio, per tanti, tanti anni.

La Viola è stata Reggio per tutti, anche per chi, dopo un quarto di secolo, ancora non ha capito i "passi" o i "tre secondi".

La Viola è stata Reggio quando Reggio nella mappa nazionale del vivere civile non c'era, quando attorno ai suoi destini il cuore della gente si fermava e palpitava al ritmo dei tiri liberi decisivi che morivano sul ferro o dei tiri da tre che sulla sirena ti mandavano in Paradiso.

La Viola è stata Reggio la domenica mattina alle 11 sulle mattonelle dello "Scatolone", nelle 5.000 persone stipate in un "Botteghelle" che ne poteva contenere 3.500 ed anche in un "Pentimele" che ne vedeva 10.000 a fronte di 8.500 posti.

La Viola è stata Reggio quando Reggio non stava a galla.

E la Viola è stata Reggio anche quando Reggio - invece- teneva a galla la Viola, come capitò nel 1998, in occasione del primo fallimento, con i comitati spontanei che "picchettavano" le stanze dei bottoni insieme a chi della Viola ha fatto una ragione di vita. Gente come Santoro e Gebbia, Tolotti ed Avenia.

Ma stavolta Reggio è stata matrigna e, da troppo tempo, ha lasciato sola la sua Viola, quella che così tanto aveva fatto per Reggio in ginocchio.

Non è tempo di distribuire colpe, il morto è ancora caldo, ma oggi l'anima della città, le sue espressioni più facoltose, ma anche la gente semplice, col suo disinteresse, ha ucciso un amico fraterno.

E' solo tempo di amarezza e di ricordi.

Se ne avete voglia, che ciascuno lasci qui il suo.