L'avere abbattuto, dopo 35 anni, la vergogna della città di Reggio Calabria, il "ghetto" Rom del "208" è certamente un atto meritorio e storico per chi lo ha posto in essere. In qualche modo si riconquista un pezzo di territorio ceduto nei fatti, giorno dopo giorno, per decenni.
E adesso? Abbattuto il "208", restituito - speriamo in fretta - ad una fruizione degna per la comunità, il problema dell'integrazione dei Rom ancora tutto è tranne che abbattuto.
Ma qui bisogna avere il coraggio di fare delle scelte.
Tutti.
Amministrazione comunale in testa, ma anche Forze dell'Ordine, stampa e Città in senso lato.
Troppe volte, in passato si è pensato che fosse più comodo per tutti cedere una porzione di sovranità piuttosto che occuparsi di una seria azione di contrasto e repressione che sarebbe stata tanto difficile quanto utile alla causa dell'integrazione per quella parte di Rom che, invece, vive al di qua dei confini della legalità.
E' tempo di scelte.
Il segnale del "208" è fortissimo, ma non basta. Comportamenti illegali non possono essere più tollerati, da nessuna parte, in nessuna porzione del territorio.
Viceversa, la parte sana dei Rom ha ragione a reclamare l'attuazione di tutti i diritti che il sistema attribuisce loro.
Ma per essere credibili fino in fondo devono essere per primi loro a prendere le distanze da ogni comportamento illecito. E lo devono fare in maniera netta ed inequivoca.
Perchè, ormai, è tempo di responsabilità.
Per tutti.