Troppo tardi. Fuori tempo massimo. L’uscita dell’Anm che, rispetto al “pasticciaccio brutto” tra le Procure di Salerno e Catanzaro tuona, al pari del Capo dello Stato, ricordando che “ne va della credibilità della funzione giudiziaria”.
E se, per bocca di Luca Palamara, l’Anm si definisce “sgomenta per ciò che sta accadendo” in tanti, tutti coloro che conoscono uomini e cose calabresi e, soprattutto, della storia della magistratura calabrese degli ultimi decenni non sorridono, ma ridono di gusto. A crepapelle.
Eh si, perché con i termini “caso-Reggio”, “caso-Calabria”, “Procure dei veleni” i cittadini calabresi hanno fatto l’abitudine da oltre un ventennio, al pari dell’assordante silenzio di Csm e Anm, di Capi di Stato e Ministri.
Il Ministro della Giustizia di fine 2008, Alfano, parla di “onta per l’intero sistema giudiziario”.
Oggi, improvvisamente, l’Anm si ricorda che c’è una credibilità da tutelare, il Presidente della Repubblica si accorge che si tratta di una situazione senza precedenti.
Già, ma in tutti questi anni, nei mesi scorsi, tra corvi e microspie, tra veleni ed avocazioni strane, in questo tragico balletto tra i palazzi di Reggio e Catanzaro di precedenti se ne sono visti tanti, troppi per non credere che la credibilità della giustizia calabrese sia andata in frantumi lustro dopo lustro nei silenzi – incoscienti nella migliore delle ipotesi – di Csm e Anm, di Capi di Stato e Ministri.
Gli stessi, inaccettabili, silenzi che hanno fatto da cornice nelle scorse settimane alle devastanti dichiarazioni di Luigi De Magistris che, fino a prova del contrario, resta comunque un magistrato di questa sgangheratissima Repubblica.
“Una parte della magistratura calabrese non è estranea al sistema criminale”, disse De Magistris ai microfoni di Sky.
“Minchia!” avrebbe detto qualunque Ministro, Presidente di Anm, Csm, semplice magistrato inquirente di un Paese normale. Da noi, invece, non c’era nessuno e se c’erano dormivano.
Meglio così, meglio che lo sgomento arrivi ora, tutto insieme.
Un po’ come il Natale, quando arriva arriva…
E se, per bocca di Luca Palamara, l’Anm si definisce “sgomenta per ciò che sta accadendo” in tanti, tutti coloro che conoscono uomini e cose calabresi e, soprattutto, della storia della magistratura calabrese degli ultimi decenni non sorridono, ma ridono di gusto. A crepapelle.
Eh si, perché con i termini “caso-Reggio”, “caso-Calabria”, “Procure dei veleni” i cittadini calabresi hanno fatto l’abitudine da oltre un ventennio, al pari dell’assordante silenzio di Csm e Anm, di Capi di Stato e Ministri.
Il Ministro della Giustizia di fine 2008, Alfano, parla di “onta per l’intero sistema giudiziario”.
Oggi, improvvisamente, l’Anm si ricorda che c’è una credibilità da tutelare, il Presidente della Repubblica si accorge che si tratta di una situazione senza precedenti.
Già, ma in tutti questi anni, nei mesi scorsi, tra corvi e microspie, tra veleni ed avocazioni strane, in questo tragico balletto tra i palazzi di Reggio e Catanzaro di precedenti se ne sono visti tanti, troppi per non credere che la credibilità della giustizia calabrese sia andata in frantumi lustro dopo lustro nei silenzi – incoscienti nella migliore delle ipotesi – di Csm e Anm, di Capi di Stato e Ministri.
Gli stessi, inaccettabili, silenzi che hanno fatto da cornice nelle scorse settimane alle devastanti dichiarazioni di Luigi De Magistris che, fino a prova del contrario, resta comunque un magistrato di questa sgangheratissima Repubblica.
“Una parte della magistratura calabrese non è estranea al sistema criminale”, disse De Magistris ai microfoni di Sky.
“Minchia!” avrebbe detto qualunque Ministro, Presidente di Anm, Csm, semplice magistrato inquirente di un Paese normale. Da noi, invece, non c’era nessuno e se c’erano dormivano.
Meglio così, meglio che lo sgomento arrivi ora, tutto insieme.
Un po’ come il Natale, quando arriva arriva…