lunedì 31 dicembre 2007

Buona fortuna, Calabria


Doveva essere l’anno della svolta, il 2007, per la Calabria; ha rischiato di diventarlo, in negativo.Ci lasciamo alle spalle dodici mesi da incubo.

Sul piano sociale, sotto il profilo economico ed anche con riguardo ad un assedio, ormai asfissiante della criminalità.

Lo si è detto tante volte, in passato, ma stavolta l’allarme è non solo fondato, ma soprattutto terribilmente reale e concreto: la Calabria non può più attendere.Ai calabresi servono risposte sul piano dei fatti e non dei proclami. I Calabresi vogliono, devono sapere se questa terra – con sacrificio, in tempi medio-brevi – possa individuare una via, una strada per lo sviluppo, per garantire un futuro a chi decide di restare.

Perché per molti, per troppi, la scelta è nuovamente quella di qualche decennio fa: partire o restare, tutto sul rosso o tutto sul nero.E la storia ha insegnato che solo una cosa è peggio delle decisioni sbagliate: non decidere.E di decisioni rimaste nel cassetto, di parole forti e di rottura rimaste in gola il recente passato è pieno zeppo.Né pare tranquillizzante, alla luce del recente passato, il fatto che una nuova valanga di soldi si stia per abbattere sulla Calabria.

Troppe volte le opportunità di sviluppo hanno fatto rima con gli appetiti delle cosche e con l’incapacità della politica di proteggerle da questo tipo di aggressioni.

Troppe volte la gente di Calabria ha dovuto rinfoderare sogni di un futuro normale dove a brillare non fosse solo il mare baciato dal sole, miracolo della natura che per decenni gli uomini hanno provato a portare all’incasso in proprio per nascondere peccati spesso mortali.

Troppe volte la Calabria si è accorta di avere un gran futuro dietro le spalle.

Con il 2008 la classe dirigente, tutta, non solo quella politica, vedrà azzerare scuse ad attenuanti, “se” e “ma”.

Si ode distintamente la campanella che, contemporaneamente, segna la fine della ricreazione e l’inizio dell’ultimo giro.