Lo confesso: l'idea di un'ennesima puntata di "Annozero" sul caso-De Magistris non mi entusiasmava, nè, tantomeno, mi stuzzicava particolarmente l'ennesima apparizione televisiva del Pm di Catanzaro, unitamente ad una sua collega che pure apprezzo moltissimo, Clementina Forleo.
E però un pò per curiosità e tanto per dovere professionale l'ho vista tutta, dall'inizio alla fine.
Finalmente ho apprezzato il caso trattato per come dovrebbe esserlo. Con morigeratezza e, soprattutto, in maniera tecnica. Lontano dagli strepiti di una piazza che capisce poco (non per colpa sua) e si agita come il vento.
Il parterre, d'altra parte, era di tutto rispetto: oltre a De Magistris e Forleo anche un altro magistrato di spessore, Ingroia, ed uno dei padri della procedura penale italiana, Grevi.
Il dibattito è stato franco, aperto e, ripeto, tecnico.
Lo stesso De Magistris ha sottolineato che è tempo di blindare l'indipendenza della magistratura.
Ma - ha sottolineato - la situazione più seria riguarda la cosiddetta indipendenza interna.
Quella derivante dalle intromissioni, non sempre ortodosse, di colleghi, superiori e quant'altro.
A ben pensarci De Magistris - Mastella a parte- è in rotta di collisione con il suo Procuratore Capo, con il Gip, con la Procura Generale e, anche se non lo dice, tutto sommato rimprovera - a giusta ragione - al Csm di non avere agito per tempo almeno negli ultimi tre anni.
Ecco che, allora, qualcuno che nei decenni ha difeso a spada tratta ed in modo islamico l'operato della magistratura, in blocco ed in genere, sfuggendo alla tentazione di qualunque vaglio critico, rinunciando a cernere i magistrati seri e bravi da quelli che "ciurlavano nel manico" perchè "la magistratura non si tocca a prescindere" ha contribuito a generare un mostro.
Quel mostro che oggi mangia un pò di sè