Fino a che punto è lecito ed eticamente corretto passar sopra a dichiarazioni di uomini vicinissimi ai 90 anni e, soprattutto, distanti quasi 40 anni dai fatti di cui parlano?
Non lo sappiamo, ma quanto dichiarato al “Sole 24 Ore” di oggi dal Senatore della Repubblica Emilio Colombo, collega giornalista e già Presidente del Consiglio dei Ministri al tempo della rivolta di Reggio non può scivolare via inosservato.
Nel pezzo pubblicato a pagina 5 dell’inserto “Sud”, Colombo torna sulla rivolta e sulle scelte del suo Governo, quello dal quale, storicamente, la città di Reggio si sentì tradita e sbeffeggiata.
Le sue dichiarazioni rappresentano un misto di accusa di ingratitudine rivolta ai reggini e di patetico tentativo di minimizzare le scelte del Governo di allora, lasciandosi andare ad un pericoloso esercizio di deresponsabilizzazione portato avanti con evidente sprezzo del ridicolo.
“Volli il quinto centro siderurgico a Gioia Tauro” – dichiara Colombo.
Peccato che il Presidente del Consiglio dell’epoca fosse perfettamente a conoscenza del fatto che il comparto-siderurgia fosse già in crisi.
E questo è un fatto, anche perché il buon Piero Battaglia si starà rivoltando nella tomba, dopo avere, però – per fortuna – messo nero su bianco nel volume “Io e la rivolta” di Enzo Laganà, edito da Falzea Editore nel 2001.
E da questo volume lo stesso Colombo non esce benissimo, e nemmeno bene e neanche così così.
Ne esce a pezzi. Troppo facile rispondere quando la controparte è passata a miglior vita.
Ma c’è di più: nell’intervista rilasciata al “Sole”, Colombo rincara la dose e parla anche della “Liquichimica” di Saline (in realtà lo spunto dell’inchiesta del quotidiano è proprio questo).
“L’impianto di bioproteine avrebbe portato molto lavoro” – dice Colombo.
Peccato che la fabbrica non andò in produzione un solo giorno per il veto di Comunità Europea e Ministero della Sanità (questi sconosciuti, vero Colombo?)
“Non si può parlare di beffa o di progetto per imbrogliare la gente” tuona il senatore.
Insomma, se gli unici due progetti presentati dal suo Governo a risarcimento (parziale) dello scippo del capoluogo fallirono miseramente, bocciati – subito e non dopo 20 anni – dal mercato e dagli organi di controllo, la colpa, evidentemente, è del destino, notoriamente cinico e baro.
Ma, a proposito di rivoltamenti nella tomba, Colombo la ciliegina la lascia per il finale: “Se i reggini oggi camminano sul lungomare” – dice il senatore a vita - “lo devono a me. Grazie a quel pacchetto furono ricoperti i binari della ferrovia che tagliava il bellissimo molo (!!!??? è evidente che gli anni pesano…quale molo?) di Reggio.
A rivoltarsi nella tomba stavolta è Italo Falcomatà.
A ben pensarci, però, un lato positivo c’è: finalmente abbiamo trovato il responsabile di 25 anni di scempio della via Marina reggina…
Non lo sappiamo, ma quanto dichiarato al “Sole 24 Ore” di oggi dal Senatore della Repubblica Emilio Colombo, collega giornalista e già Presidente del Consiglio dei Ministri al tempo della rivolta di Reggio non può scivolare via inosservato.
Nel pezzo pubblicato a pagina 5 dell’inserto “Sud”, Colombo torna sulla rivolta e sulle scelte del suo Governo, quello dal quale, storicamente, la città di Reggio si sentì tradita e sbeffeggiata.
Le sue dichiarazioni rappresentano un misto di accusa di ingratitudine rivolta ai reggini e di patetico tentativo di minimizzare le scelte del Governo di allora, lasciandosi andare ad un pericoloso esercizio di deresponsabilizzazione portato avanti con evidente sprezzo del ridicolo.
“Volli il quinto centro siderurgico a Gioia Tauro” – dichiara Colombo.
Peccato che il Presidente del Consiglio dell’epoca fosse perfettamente a conoscenza del fatto che il comparto-siderurgia fosse già in crisi.
E questo è un fatto, anche perché il buon Piero Battaglia si starà rivoltando nella tomba, dopo avere, però – per fortuna – messo nero su bianco nel volume “Io e la rivolta” di Enzo Laganà, edito da Falzea Editore nel 2001.
E da questo volume lo stesso Colombo non esce benissimo, e nemmeno bene e neanche così così.
Ne esce a pezzi. Troppo facile rispondere quando la controparte è passata a miglior vita.
Ma c’è di più: nell’intervista rilasciata al “Sole”, Colombo rincara la dose e parla anche della “Liquichimica” di Saline (in realtà lo spunto dell’inchiesta del quotidiano è proprio questo).
“L’impianto di bioproteine avrebbe portato molto lavoro” – dice Colombo.
Peccato che la fabbrica non andò in produzione un solo giorno per il veto di Comunità Europea e Ministero della Sanità (questi sconosciuti, vero Colombo?)
“Non si può parlare di beffa o di progetto per imbrogliare la gente” tuona il senatore.
Insomma, se gli unici due progetti presentati dal suo Governo a risarcimento (parziale) dello scippo del capoluogo fallirono miseramente, bocciati – subito e non dopo 20 anni – dal mercato e dagli organi di controllo, la colpa, evidentemente, è del destino, notoriamente cinico e baro.
Ma, a proposito di rivoltamenti nella tomba, Colombo la ciliegina la lascia per il finale: “Se i reggini oggi camminano sul lungomare” – dice il senatore a vita - “lo devono a me. Grazie a quel pacchetto furono ricoperti i binari della ferrovia che tagliava il bellissimo molo (!!!??? è evidente che gli anni pesano…quale molo?) di Reggio.
A rivoltarsi nella tomba stavolta è Italo Falcomatà.
A ben pensarci, però, un lato positivo c’è: finalmente abbiamo trovato il responsabile di 25 anni di scempio della via Marina reggina…