Quanto vale un territorio?
Si, proprio in termini economici: quali sono gli indicatori dai quali desumere in termini concreti il contributo analitico di ciascun territorio rispetto, ad esempio, ad uno Stato?
Il federalismo incalza e, ormai, è un processo inarrestabile.
La battaglia, naturalmente, è sui parametri dei fondi perequativi Regione per Regione e qui fa bene Loiero ad alzare la voce (se la Calabria ne ha ancora) nel tentativo di strappare anche un euro in più.
Ma è bene comprendere tutti che siamo di fronte ad una svolta storica.
Nelle stanze dei bottoni della Regione Calabria, in maniera più o meno dissimulata, c’è tanta preoccupazione per ciò che sarà, per una consistente parte di fondi che, alla fine dei conti, non saranno più nella disponibilità della Calabria.
Ma – e torniamo alla domanda iniziale – quanto vale un territorio?
Un territorio vale – indiscutibilmente – per ciò che produce; per carità non deve e non può essere ricondotto tutto ad una logica aziendale.
Proprio in questi giorni un guru dell’economia mondiale come Mario Monti ricordava come il modello di riferimento dei Paesi più sviluppati non possa essere la pura economia di mercato, rilanciando, invece, quello nato nel dopoguerra di “economia sociale di mercato”.
Però, in questi limiti, è anche vero che un territorio non può pensare di stare in piedi solo su trasferimenti che arrivano dallo Stato centrale o dall’Europa e su commercio ed offerta di servizi (pochi e malridotti).
E la produzione dov’è?
Insomma – traffici di droga ed armi a parte – quanti e quali sono i settori o anche le singole aziende calabresi che stanno sui mercati, che sono competitivi?
Il riferimento al crimine potrà apparire sgraziato e fuori luogo, ma va letto come una provocazione voluta e che, come tutte le provocazioni, muove da dati reali.
Resta il fatto che il federalismo impone ad una Regione intera di cambiare.
Cambiare modi, cambiare testa, cambiare modelli di riferimento, anche se tutto ciò non sarà indolore e passerà attraverso periodi difficili e forse anche lunghi.
Il federalismo impone a tutti noi di cominciare a pensare di imparare a costruire una canna da pesca, piuttosto che, come spesso accade, ingegnarci su come recuperare un secchio di pesci già pescati – meglio se già cucinati – che saranno più comodi, ma non garantiscono il domani
Si, proprio in termini economici: quali sono gli indicatori dai quali desumere in termini concreti il contributo analitico di ciascun territorio rispetto, ad esempio, ad uno Stato?
Il federalismo incalza e, ormai, è un processo inarrestabile.
La battaglia, naturalmente, è sui parametri dei fondi perequativi Regione per Regione e qui fa bene Loiero ad alzare la voce (se la Calabria ne ha ancora) nel tentativo di strappare anche un euro in più.
Ma è bene comprendere tutti che siamo di fronte ad una svolta storica.
Nelle stanze dei bottoni della Regione Calabria, in maniera più o meno dissimulata, c’è tanta preoccupazione per ciò che sarà, per una consistente parte di fondi che, alla fine dei conti, non saranno più nella disponibilità della Calabria.
Ma – e torniamo alla domanda iniziale – quanto vale un territorio?
Un territorio vale – indiscutibilmente – per ciò che produce; per carità non deve e non può essere ricondotto tutto ad una logica aziendale.
Proprio in questi giorni un guru dell’economia mondiale come Mario Monti ricordava come il modello di riferimento dei Paesi più sviluppati non possa essere la pura economia di mercato, rilanciando, invece, quello nato nel dopoguerra di “economia sociale di mercato”.
Però, in questi limiti, è anche vero che un territorio non può pensare di stare in piedi solo su trasferimenti che arrivano dallo Stato centrale o dall’Europa e su commercio ed offerta di servizi (pochi e malridotti).
E la produzione dov’è?
Insomma – traffici di droga ed armi a parte – quanti e quali sono i settori o anche le singole aziende calabresi che stanno sui mercati, che sono competitivi?
Il riferimento al crimine potrà apparire sgraziato e fuori luogo, ma va letto come una provocazione voluta e che, come tutte le provocazioni, muove da dati reali.
Resta il fatto che il federalismo impone ad una Regione intera di cambiare.
Cambiare modi, cambiare testa, cambiare modelli di riferimento, anche se tutto ciò non sarà indolore e passerà attraverso periodi difficili e forse anche lunghi.
Il federalismo impone a tutti noi di cominciare a pensare di imparare a costruire una canna da pesca, piuttosto che, come spesso accade, ingegnarci su come recuperare un secchio di pesci già pescati – meglio se già cucinati – che saranno più comodi, ma non garantiscono il domani